2020: USA armi come bene primario. Evoluzione di una cultura

USA armi: Pistola sopra Costituzione e bandiera degli Stati Uniti

2020: USA armi come bene primario. Evoluzione di una cultura

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Generalmente si pensa che i beni primari siano gli stessi per ogni essere umano e non siano influenzati dal contesto storico-sociale-culturale in cui vive, essendo beni necessari a soddisfare i bisogni fisiologici e di sopravvivenza dell’uomo (mangiare, bere, ripararsi dal freddo…).
Sono i primi beni che si cerca di accaparrarsi in caso di emergenza.

Coronavirus USA: è “corsa alle armi”

Zio Sam con la pistola

A metà marzo così i quotidiani titolavano sulle interminabili code fuori dai negozi di armi americani e sull’impennata di vendite di siti online specializzati. Per noi europei una situazione ai limiti della comprensibilità, come si può reagire ad una pandemia correndo ad acquistare armi? Qualcuno ha ironizzato sull’idea che l'”Americano medio” potesse pensare di difendersi così da un virus, armandosi fino ai denti contro un nemico invisibile.

Ovviamente non è così, ma quelle immagini hanno reso palese ai miei occhi la differenza di reazione di popoli con un background diverso di fronte ad uno stesso pericolo. Persone con culture e storie diverse, possono assumere comportamenti differenti, in alcuni casi difficili da comprendere, ma secondo un principio in cui credo: prima di giudicare, la cosa migliore dovrebbe sempre essere: cercare di capire.
Ciò che gli Americani temevano era il crollo dell’ordine sociale.

CULTURA

Negli Usa è popolarissima la letteratura “post-apocalypse”, che immagina il crollo della civiltà per epidemie, esplosioni nucleari, virus letali…un esempio? “Io sono leggenda” romanzo di Richard Matheson. Moltissimi anche i film come The Road, Children of Men, Virus letale, L’esercito delle 12 scimmie, la fortunatissima serie televisiva The Walking Dead.

L’iconografia cinematografica a stelle e strisce ci ha abituati a questo genere di trame e ai predicatori urlanti agli angoli delle strade o su un piedistallo nei parchi, profeti di un’apocalisse imminente. La distopia non è più solo un genere letterario o cinematografico: ormai è parte del DNA sociale americano da anni.

Un mix di eventi politici inattesi, credenze e strampalate teorie, insieme alle preoccupazioni sui cambiamenti climatici, mettono alla prova la razionalità alimentando la paura.

Che oltreoceano una crescente fissazione sulla distopia stesse sfuggendo di mano lo dimostrava un lungo reportage pubblicato già 3 anni fa dal New Yorker. La rivista americana raccontava la nuova moda in voga tra gli ultra-ricchi: prepararsi all’apocalisse. Che l’umanità crolli per colpa di una catastrofe climatica oppure un’epidemia poco cambia, l’importante è farsi trovare pronti.

Steve Huffmann, milionario CEO di Reddit aveva dichiarato di essersi fatto operare per eliminare la miopia perché “…in caso di apocalisse senza i miei occhiali sarei fottuto”. (Non credo a qualcuno di noi verrebbe mai in mente una risposta del genere).
Antonio Garcia Martinez, ex product manager di Facebook, ha comprato sei acri di bosco su un’isola a largo della costa nordovest degli Stati Uniti e li ha ricoperti di pannelli solari e generatori, oltre a dotarsi di migliaia di munizioni. Questi sono solo alcuni esempi noti.

Questo background ha sicuramente contribuito a creare la sensazione che davanti ad una grave catastrofe, le strutture sociali cedano.

Come salvarsi? Gli unici cittadini ad avere la possibilità di sopravvivere ad un evento di questo tipo, sarebbero coloro che avrebbero pensato a prepararsi, non solo con i più tradizionali rifornimenti, ma anche con riserve di armi e munizioni. La paura di una perdita del senso della legalità, legata al panico e al naturale istinto di sopravvivenza, con conseguenti saccheggi, rapine, aggressioni e una mancanza di fiducia nella capacità del governo americano di reagire all’emergenza in maniera tempestiva ed efficace, tutelando i cittadini, sono sicuramente le reali motivazioni alla base dell’accaduto.

Pistola nella fondina

Pensando agli Usa del resto si pensa al “sogno americano”, alla voglia di emergere, di raggiungere la soddisfazione personale e professionale, una posizione sociale legata anche ad un certo benessere economico, da difendere talvolta anche con le armi se si pensa che negli Stati Uniti è consentita la difesa armata contro chi viola una proprietà privata.

La legge federale garantisce il diritto all’uso della forza, sulla carta anche di quella letale, per difendersi da un’ingiusta aggressione. Diritto poi declinato in modo diverso a seconda dello Stato a cui si fa riferimento, definendo come e quando possa esercitarsi la legittima difesa. Nella maggior parte degli Stati un cittadino americano può fare uso di armi da fuoco a fronte di una seria minaccia, e negli Stati in cui vige la legge “stand your ground” questo principio vale anche al di fuori delle proprie mura domestiche.

STORIA

Un popolo con una storia relativamente recente nato da un mix di etnie diverse, dai grandi contrasti, tenuto insieme spesso da un forte orgoglio patriottico e un attaccamento ad una bandiera e ad una Costituzione che è la più antica in vigore al mondo.

La Costituzione degli Stati Uniti d’America, in vigore dal 1789, è formata da 7 articoli.
Ad essi si sono aggiunti nel corso degli anni degli emendamenti, modifiche che l’hanno integrata.
I cambiamenti più importanti avvennero nell’arco dei primi due anni, quando vennero aggiunti i primi dieci emendamenti, noti come Bill of Rights “La Dichiarazione dei Diritti”.
Tra questi, il 2° emendamento garantisce il diritto di possedere armi.

Si basa sull’idea che una nazione sia veramente libera solo quando riesce a difendersi da sola.
Nel corso degli anni le corti ne hanno dato varie interpretazioni e l’emendamento è stato oggetto di numerose contestazioni. Si è dibattuto se quel diritto fosse da intendersi esteso ai privati cittadini o solo alle milizie statali.

Nel luglio del 2008 la Corte suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto il diritto dei cittadini di possedere armi per ragioni di sicurezza, dichiarando incostituzionale la legge del distretto di Columbia che invece ne vietava ai residenti il possesso. È così stato stabilito il diritto individuale dei cittadini americani ad essere armati, annullando la legge che da trentadue anni proibiva di tenere in casa una pistola per difesa personale nella città di Washington. La sentenza ha dato l’interpretazione definitiva.

Riflessione conclusiva

La storia e la cultura di un popolo forniscono una spiegazione ad un comportamento. Per quanto questo possa apparire forse folle ai nostri occhi, la corsa alle armi in questo periodo storico nasce dal desiderio di tanti americani di farsi trovare pronti. Di fronte al timore di una situazione degenerativa che li esponga ad eventuali seri pericoli, l’essere pronti a difendersi (come loro diritto) e se necessario a farsi giustizia anche con le armi, è per molti di loro una necessità radicata che gli dà sicurezza.

Tutt’altra questione è invece quella della facile reperibilità delle armi (anche per soggetti psicologicamente fragili) e del pericolo che ne deriva (dimostrato dall’elevato numero di morti dovute a crimini violenti legati all’utilizzo di armi da fuoco). Si tratta di temi legati tra loro, ma profondamente diversi, perché in questo caso non si parla più di un diritto o della comprensione di un’esigenza sentita per ragioni radicate, ma della modalità con cui la pratica viene poi regolamentata. La cosiddetta “politica liberale delle armi” in America, la modalità di regolamentazione e monitoraggio dell’acquisto e possesso di armi, sono tematiche importanti e complesse su cui non mi addentrerò in questo articolo, ma che spero sinceramente gli USA comprendano di dover affrontare seriamente.


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Daiana Natalini
Travelblogger per passione, inguaribile sognatrice innamorata dei viaggi da sempre… Questo è il mio blog per avventurarci insieme tra le strade del mondo. Leggi qui se vuoi saperne di più.
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