
Il Baobab curiosità e leggende di un gigante sacro
Tra le leggende sulla nascita di questi particolarissimi alberi ce n’è una assai diffusa in Africa:
<< Quando Dio creò la terra, assegnò una pianta ad ogni animale. Il Baobab toccò alla iena che, disgustata da quello che evidentemente le sembrava un albero senza alcuna utilità, lo gettò via. Ed il Baobab atterrò capovolto, con le radici verso il cielo.>>
Cara iena, il tuo fu un grosso errore, perché sappi che il baobab inutile non lo era affatto. In realtà non tutti sanno che ha un’infinità di impieghi e proprietà importantissime: è fonte di cibo, di sostanze medicinali e di materiali sia da costruzione che per la fabbricazione di oggetti di uso quotidiano.
Secondo un’altra leggenda…

<< il Baobab fu uno dei primi alberi creati da Dio. Poi creò la palma e quando il baobab la vide così bella e slanciata verso il cielo, iniziò a brontolare, perché lui voleva essere alto come lei. Dio ascoltò le sue lamentele e lo fece crescere; ma appena dall’alto vide la spettacolare fioritura della Flamboyant, ricominciò a brontolare che lui non aveva fiori. Dio donò anche a lui i fiori. Ma non era ancora abbastanza: si mise infatti a piagnucolare perché il fico aveva frutti e lui no.
Questo fu troppo anche per la pazienza del Creatore che, messo a dura prova dall’invidia e dalle continue insoddisfazioni dell’ingrato Baobab, lo sradicò dalla terra e lo scaraventò con la chioma in giù e le radici per aria.>>

Queste sono solo due delle tante storie ispirate a questi alberi imponenti ed hanno lo stesso finale, “il povero Baobab”, più o meno meritatamente, finisce a “gambe all’aria”.
L’idea è legata alla stravaganza della sua forma, che in ogni caso può variare notevolmente a seconda della specie e delle caratteristiche ambientali.
Caratteristiche ed importanza del Baobab
Esistono otto specie di baobab nel mondo, di queste una si trova in Africa, una in Australia e ben sei crescono soltanto in Madagascar.
L’immagine più nota presenta una chioma costituita da rami corti e tozzi disposti tutti nella parte terminale del fusto, spogli per buona parte dell’anno, ricordano proprio delle radici. È la forma del baobab di “Grandidier” (nome scientifico Adansonia grandidieri) il più noto e fotografato delle sei specie esistenti in Madagascar. Il pensiero va automaticamente ai suggestivi esemplari sulla Via dei Baobab “Allée des Baobabs” ad una quindicina di chilometri di distanza da Morondava, verso l’entroterra; uno dei luoghi più visitati dell’intero Madagascar, con una ventina di enormi baobab che costeggiano ordinatamente la strada per Belo-sur-Tsiribihina.

In malgascio questi esemplari sono comunemente chiamati renala o reniala (“madre della foresta“) ed occupano un posto centrale nelle credenze e nei costumi delle popolazioni locali.
I baobab, considerati la dimora degli spiriti degli antenati, sono oggetto di venerazione non solo dai malgasci, anche da molte altre tribù presenti in vari paesi africani dove tagliare uno di questi alberi è considerato un sacrilegio.
(Per le fotografie, sempre meglio chiedere il permesso prima di scattare!)
Testimonianza del loro status di alberi sacri sono anche le offerte votive, costituite solitamente da vari prodotti alimentari e talvolta anche da rum, che capita di trovare alla loro base.
Perché sono considerati sacri?
Beh non è difficile intuirlo pensando alle loro caratteristiche. Sembrano caduti dal cielo, con le radici rivolte verso l’alto.

Non solo, sono fonte di vita, sono imponenti e anche molto longevi (vivono infatti molte centinaia di anni, in base ad alcuni scritti addirittura fino a 3.000 anni) in più sono quasi inattaccabili per la loro resistenza alle condizioni più estreme…
Per resistere alla siccità, raccolgono e conservano la poca acqua piovana che cade nel proprio tronco poroso, arrivando a contenerne più di centomila litri. Quando perdono le foglie, arrestano quasi completamente le proprie attività vitali, nella stagione secca, si comportano un po’ come se fossero un animale che va in letargo. Per ovviare alla lunga assenza delle foglie, possono contare su dei tessuti fotosintetici che si sviluppano all’esterno della corteccia.
Sono incredibilmente resistenti anche in caso di incendi perché la loro corteccia è ignifuga, e anche se brucia la parte interna del tronco, il baobab può continuare a vivere rigenerando i tessuti dalla corteccia superstite.
Persino la fioritura ha alcune particolarità curiose:
- Il Baobab inizia a fiorire dopo i 50 anni di maturità della pianta, dopodiché lo fa annualmente.
- I suoi fiori sbocciano dopo il tramonto e durano soltanto un giorno, cadono quasi subito, il giorno successivo.
Insomma i baobab sono decisamente straordinari!

L’agorà della cultura e del pensiero africano
Mi è piaciuta molto una definizione, letta un po’ di tempo fa su un articolo di un mediatore culturale togolese, che descriveva il baobab come “l’agorà della cultura e del pensiero africano”.
Sì perché il baobab è ancor più di quanto ho già scritto, è un luogo speciale…
La sua imponente dimensione proietta molta ombra sotto di sé e le sue cavità, ma anche le radici (in parte nascoste nel terreno, ma in parte sviluppate superficialmente), creano delle naturali sedute per le persone che si riuniscono a pregare ed a discutere.
Nella tradizione africana il baobab è stato definito anche l’Arbre des Sages et des Savants, (albero dei saggi e dei sapienti) perché sotto di lui, gli anziani impartiscono ai più giovani preziosi consigli di saggezza.
Di quante storie e quante leggende sono stati testimoni questi alberi, quanta cultura africana è stata tramandata al loro cospetto.
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