
Diari di viaggio: la mia Cuba
Il mio viaggio parte dalla sua capitale LA HABANA, un concentrato di scorci, suoni, sapori e colori che racchiudono la cultura e l’anima di Cuba, una meta imprescindibile.
Nel cuore antico della città vago incuriosita tra mercatini di libri usati, stradine con portoni e case pastello, colonnati, inferriate che nascondono piccole classi di bambini in divisa seduti ai banchi; e ancora, locali storici in cui bere strepitosi e ineguagliabili cocktail a base di rum sulle tracce di Hemingway; scale e balconate pericolanti di ruderi coloniali da cui è meglio non affacciarsi, panni stesi al vento e sotto…L’Habana Vieja cosí colorata, chiassosa, immensa e vera.
Due giorni in cammino per le strade del centro e già Cuba mi ha rapito il cuore. Mi piace tutto di lei, non importa se è disordinata, sregolata e fatiscente, anzi mi piace proprio per questo, perché nella sua imperfezione sta la sua autenticità, la stessa che ritrovo negli occhi di quell’anziana signora seduta sul muretto in ciabatte con il suo grande sigaro in bocca, che mi guarda assorta e poi si lascia fotografare.

I cubani così solari, talvolta persino indiscreti… capiscono subito che sono italiana: si avvicinano mi salutano e scherzano con la mia bambina, la prendono in braccio e lei si sente a casa come me. Guarda una salsa improvvisata seduta sulle ginocchia di una signora cubana e sorride… sempre.
Gioca felice in piazza con una bambina a rincorrere i piccioni. Gesti semplici che fanno bene al cuore, non si capiscono quando parlano, ma a cosa serve? Si sorridono e si rincorrono con gli occhi che brillano.
Indosso scarpe basse, niente trucco, vestiti comodi alla scoperta di nuovi scorci e nuove vite in cui entrare in punta di piedi. Tra questa gente mi riconosco, nei loro sorrisi, nella loro voglia di ballare, con la musica che riecheggia nel cortile. Il Callejon de Hamel è il MIO ANGOLO DEL CUORE a l’Avana. L’anima risuona delle sue note e della passione dei ballerini di ogni età che danzano, tra passanti incuriositi, una rumba infuocata, con un sentimento ed un trasporto che solo i cubani sanno trasmettere attraverso i passi di questa loro danza tradizionale. E poi i colori accesi, i murales, l’arte si respira ovunque intorno.

A poche traverse di distanza, il Malecón costeggia il mare, è un fiume sregolato di auto d’epoca di ogni colore che sfrecciano rombanti. La maggior parte sono vecchie auto americane anni ’50 con i pezzi tenuti insieme da scotch e tanta creatività cubana, salirci è un’esperienza nell’esperienza.
C’è da dire, che viaggiare in auto è un privilegio per pochi qui. A parte l’autostop pratica quotidiana ovunque, il cavallo è forse il mezzo di trasporto più comune per il cubano medio, in sella, con il calessino o in carrozza. Me ne renderò subito conto l’indomani partendo per il mio on the road.

Finalmente riesco a ritirare l’auto a noleggio… era fissata per il mattino e sono le 2 del pomeriggio quando ce la consegnano, pronti a partire! Inutile innervosirsi a Cuba la vita e gli appuntamenti vanno presi con leggerezza lo sapevo già, con i cubani degli orari “non v’é certezza”! Niente fretta, d’altra parte anche loro vivono così, non lo fanno per far dispetto, molti non hanno mezzi propri e sfruttano passaggi per spostarsi, sanno quando partono, ma non quando arriveranno, né tantomeno quando torneranno.
Sbagliare strada e bucare le gomme qui è la prassi, ne abbiamo forate due e forse siamo stati fortunati, ci siamo persi perché le strade non hanno indicazioni, si chiede in giro e si riparte, funziona così. Un on the road a Cuba è un’avventura, ma ne vale davvero la pena perché è così che si conosce davvero.
Ci fermiamo a dormire in una casa particular a Varadero, ormai è sera, ripartiremo il giorno dopo. Il padrone di casa è gentilissimo mi fa vedere la camera. Saliamo lungo una scala stretta che dà accesso a un sottotetto, ha anche una terrazza, è semplice, senza pretese, ma ha tutto quel che serve.
Ripartiamo di buon’ora, la strada è lunga e nei giorni che verranno mi capiterà di mangiare carne di coccodrillo, di comprare banane per mia figlia ai banchetti dei campesinos in campagna, di perdermi ancora un po’ su strade sterrate…impolverata, sudata ma felice, circondata da un paesaggio tropicale fatto di palme, terra rossa e vento.
Poi la strada che porta verso Cienfuegos, le baie quelle consigliate dagli abitanti del posto, la meravigliosa Trinidad, un gioiello dove siamo rimasti 3 giorni in una casa particular incantevole. Per raggiungerla un percorso a ostacoli sterrato in cui s’incontra l’anima contadina di Cuba.
I cubani chiedono passaggi lungo la via a tutti, anche a noi che siamo al completo. Se ne vedono appesi dietro ai mezzi agricoli, aggrappati sui rimorchi di camion merci. Le strade sono un circo sregolato fuori e dentro le città per motivi diversi.

Ogni cosa in questi luoghi mi ricorda i racconti di una vita antica, quella dei miei nonni ancora bambini, così lontana e sconosciuta per me, ma così familiare perché ascoltata mille volte e mille volte immaginata: il canto del gallo all’alba, i pollai aperti e le galline che scappano per strada, le casette spartane dei “campesinos”, lo strillo del venditore ambulante con il calesse, consegna i raccolti di frutta e verdura, ma anche il latte, porta a porta in contenitori di alluminio.
La città è distante, qui i pochi turisti sono solo di passaggio.
Dal finestrino si apre una valle immensa di campi arati. Lontano, un contadino col suo aratro sta lavorando proprio al mio passaggio, incita i buoi per solcare la terra, in questo angolo di mondo si fa ancora così.
Questa è la vera Cuba e poi c’è il paradiso che si apre davanti agli occhi guardando il mare di Cayo Largo, con le sue spiagge bianche e soffici, una lunghissima lingua di sabbia, l’acqua di un celeste così chiaro da sembrare irreale, le stelle marine giganti, i delfini, le tartarughe…

Noleggiamo un’auto per girare l’isola e raggiungere il porto. Chiediamo informazioni ad un locale che ci indirizza ad un catamarano, saliamo a bordo e partiamo verso isolette disabitate dove le iguane sono le uniche forme di vita ad accoglierci, tra piscine naturali e pasti a base di aragoste appena pescate, l’odore del mare sulla pelle e l’infinito riflesso nei nostri sguardi, laggiù all’orizzonte il celeste dell’acqua si confonde con il cielo…
Un privilegio, un sogno reale e una felicità che non dimenticherò, come mia figlia che ancora ricorda molti dettagli, dai simpatici coco taxi gialli dell’Avana alle tartarughe marine di Cayo Largo, un meraviglioso viaggio nel tempo e nello spazio.
Era il gennaio 2015, a me sembra ieri.
Alcuni scatti del mio viaggio a Cuba
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