
Danze tradizionali nel mondo
2ª tappa – Asia
Dopo Africa e Medioriente della settimana scorsa, il viaggio prosegue verso l’Asia.
Impossibile esaurire il capitolo sulle danze popolari in CINA in poche righe, perché sono particolarmente varie, si spazia dal teatro al balletto, dalla danza rituale a quella acrobatica. D’altronde in un Paese così esteso e popoloso convivono numerosi gruppi etnici ed ogni minoranza ha naturalmente le sue performance tipiche. Tra le danze tradizionali più celebri, eseguite in occasione di festività civili o religiose, se ne possono comunque individuare due imprescindibili.
La danza del drago e la danza del leone
Immaginatevi il ritmo dei tamburi e un mare di colori in festa: questi sono gli elementi fondamentali per entrambe queste danze che danno vita a spettacoli cui è possibile assistere durante ricorrenze come il Capodanno e la Festa di metà Autunno.
Sono delle danze molto particolari, che solitamente vengono inscenate da acrobati delle scuole di Kung Fu. Sul ritmo delle percussioni questi scenografici draghi e leoni si muovono dando vita a coreografie.
La Danza del drago ha per protagonista un dragone, realizzato in alluminio leggero, a cui vengono applicate delle aste che permettono ai danzatori di muoverlo realizzando movimenti sinuosi.
Il drago è un simbolo molto amato dalla cultura cinese, portatore di buona sorte oltre che simbolo di forza, dignità, fertilità e saggezza.
Il drago può avere una lunghezza variabile, più lungo viene realizzato, più fortuna porterà. Ovviamente a seconda della sua dimensione varierà il numero di acrobati necessari a muoverlo, possono arrivare a superare i 70 nelle grandi parate.

La Danza del leone, invece, viene realizzata da due soli ballerini, dei quali non si vede quasi mai il volto perché si muovono quasi totalmente all’interno dell’animale. In questa danza la musica ha una cadenza ritmica realizzata non solo con le percussioni, ma anche con piatti e gong che secondo antiche credenze popolari, scacciano gli spiriti maligni. È una danza nata per portare fortuna e benessere, non a caso il leone è considerato un animale sacro nella cultura cinese.
Entrambe le danze richiedono un’enorme coordinazione sia da parte di chi muove gli animali, sia da parte di chi suona.
Gli spettacoli a cui danno vita producono indubbiamente effetti scenici grandiosi.
In TIBET esiste una danza tradizionale che significa «armonia nello spazio». La Khaita si basa sull’interazione di un individuo con l’ambiente e con le altre persone che lo abitano. La danza come “arte di muoversi nel tempo e nello spazio per far risuonare l’interiorità della persona nell’universo”. Lo scopo è quello di avvicinarsi attraverso l’arte della danza, disciplina che coinvolge l’anima, all’esperienza di vivere una gioia piena e pura.
In tutte le zone dell’Asia orientale, le danze sono vere e proprie rappresentazioni spettacolari, eseguite con l’ausilio di maschere o l’uso di un make-up teatrale per dare una forte connotazione espressionistica. Si indossano costumi di scena dalle decorazioni minuziose e una varietà di accessori capaci di rendere ancor più evocativo ogni singolo movimento. Si tratta di forme d’arte in cui si sceglie di enfatizzare e deformare alcuni gesti e aspetti della realtà per accentuarne i valori emozionali ed espressivi.
Il Kathakali – tipico della regione di Kochi in INDIA – è un maestoso spettacolo dove i ballerini indossano imponenti costumi coloratissimi e sono pesantemente truccati, ogni minimo movimento del corpo e del volto deve evocare emozioni diverse: l’amore, l’odio, la paura, la gioia. Sembra che fino al secolo XVII l’esibizione avvenisse durante la notte, a lume di candela, e durasse fino al completo esaurimento della cera. Oggi si rispettano tempistiche diverse e gli spettacoli sono più brevi.
In GIAPPONE, la Bugaku è la danza di corte con la musica più antica del mondo tramandata fino a oggi. Accogliendo l’influenza della religione shintoista, entrò alla corte imperiale nel VIII secolo d.C. come momento clou di molte cerimonie. È una danza elitaria che si esegue con movimenti ripetitivi, lenti e solenni. I costumi sono quasi barocchi negli ornamenti; spesso vengono indossate grandi maschere decorate; si tratta, in genere, di rappresentazioni di avvenimenti leggendari.
La Kagura “musica per gli dèi” invece, è una danza sacra che si esegue durante un offertorio alle divinità per richiedere un favore. Esistono due diversi tipi di kagura, ma la danza si svolge essenzialmente in tre momenti: il rituale di purificazione del luogo in modo che la divinità possa manifestarsi, poi lo spettacolo per divertire e intrattenere la divinità stessa e infine il congedo.
THAILANDIA

La danza thailandese è molto espressiva, caratteristica comune a tutte le danze orientali, ma forse ciò che piú la differenzia è la sua grazia. È diversa a seconda delle regioni. Fondamentalmente le danze del Nord si basano sull’esecuzione di movimenti particolarmente eleganti ed aggraziati, mentre nel Sud e nel Nord Est sono più vivaci e movimentate.
Tra le danze locali più affascinanti vanno segnalate la Fon Thien e Fon Leb, danze del Nord di giovani donne che indossano lunghe unghie artificiali. L’unica differenza tra le due è che nella prima ci si esibisce di sera, nella seconda durante il giorno. Sempre al Nord, la Fon Nok Kingkala, o “Danza dell’uccello di Kingkala”, fa parte dei festeggiamenti che celebrano la fine della quaresima buddista ed è eseguita dalla tribù dei Thai Yai a Mae Hong Son.
Le danzatrici indossano vestiti da uccello ed eseguono movimenti particolarmente delicati. Tra le forme di danza più ricercate il Khon. Ispirata dalle Ramakien, una serie di favole epiche tradizionali, sta a metà tra danza e rappresentazione teatrale, gli attori indossano delle pesanti e colorate maschere che esprimono la personalità dei personaggi che interpretano, ma che non gli permettono di parlare. Per questo motivo, la storia è raccontata da un narratore esterno. In principio questa danza era riservata alla famiglia reale ma l’impossibilità di essere rappresentata di fronte ad un pubblico popolare non avrebbe permesso a questa bellissima espressione d’arte di sopravvivere, oggi si può assistere a questa danza in teatri e locali pubblici.
In INDONESIA, è molto celebre la danza sacra Barong.
Si tratta di una messa in scena allegorica della lotta tra il bene e il male. Barong, divinità dalle sembianze di drago, è rappresentata con una maschera animata da un paio di uomini ed è simbolo del bene (come in molte culture dell’estremo oriente). A questa si contrappone la strega malefica Rangda, sua avversaria. La particolarità è che in questa lotta non può esserci un vincitore, perché il bene e il male sono eternamente compresenti nella vita degli uomini. Ricorda il concetto di origine cinese dello yin e lo yang.
Non è raro che alla fine di questa danza alcuni spettatori cadano in trance.
Gran finale di oggi con una danza che probabilmente conoscerete: la Kecak di Bali.

Si svolge al tramonto ed è nota anche come Danza delle scimmie. Ha origine da un antico rituale balinese chiamato Sanghyang, una sorta di esorcismo per liberarsi dagli spiriti maligni che termina con la trance dei ballerini. La danza Kecak è apparsa per la prima volta nel 1930, nata dall’idea e la collaborazione tra il ballerino balinese Wayan Limbak e il pittore tedesco Walter Spies. Volevano creare una performance drammatica che unisse il rituale Sanghyang al già noto poema epico Ramayana.
Non c’è musica, solo uomini a torso nudo (in numero variabile da 50 a 150), riuniti in cerchi concentrici, che battono le mani, agitano le braccia e creano con la voce un canto lento, continuo, ipnotico, chak ke-chak ke-chak ke-chak. Questa performance è incentrata sulla storia di una donna rapita dalle braccia di suo marito (Principe) da un demone. La narrazione segue le avventure e le sfide che il giovane principe protagonista deve superare per salvarla.
A un certo punto, entrano nel cerchio ballerini vestiti da scimmia o con abiti sgargianti che danzano per raccontare la lotta di Rama, aiutato da Hanuman (la scimmia bianca). Appena prima del finale c’è un momento dedicato alla Danza del fuoco, dove un ballerino in trance cammina sui carboni ardenti.
Immaginate l’atmosfera. Bali, le scogliere di fronte al mare, il tramonto…è questo il momento in cui la danza inizia e si svolge tutta seguendo le variazioni della luce naturale del giorno, dal momento in cui si abbandona lentamente alle tenebre. Si assiste alla performance con la sola luce del fuoco delle torce di bamboo ed è una vera e propria esperienza spirituale.
Non so voi, ma io ho una voglia matta di andare a Bali in questo preciso momento!
Il giro del mondo continua… alla prossima settimana per la nuova tappa danzante.
Tutte le tappe:
1ª tappa – Africa e Medioriente
2ª tappa sei qui!
3ª tappa – Oceania
4ª tappa – America Centro-meridionale
5ª tappa – America del Nord
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