Le biblioteche umane – non libri, ma persone vere

Biblioteche umane collage fotografico con persone sedute a parlare e confrontarsi

Le biblioteche umane: dove non si prestano libri, ma persone vere

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Le biblioteche sono un’invenzione meravigliosa, un luogo concreto in cui custodire e scambiare ricchezze inestimabili: il sapere in senso astratto, che si concretizza nelle risposte a tante domande ed esigenze diverse, di grandi e piccoli.

Il valore di un libro è enorme… Ma dalla fine del secolo scorso a Copenhagen, in Danimarca, è stato avviato un progetto innovativo: una biblioteca di esseri umani, dove è possibile “prendere in prestito” una persona per ascoltare la sua storia. In questo articolo vi racconto come è nata l’idea e perché ha un enorme potenziale effetto benefico sulla società.

Come sono nate le biblioteche umane?

L’idea nacque da Ronni Abergel, un giovane che, in seguito alla perdita di un amico, pugnalato durante un’aggressione a sfondo razzista, decise di diventare un attivista non violento.

Sul finire del secolo scorso, co-fondò la ONG “Stop The Violence Movement”, che ottenne il riconoscimento nazionale per il suo straordinario lavoro con i giovani.

Nel 2000 Ronni, insieme a suo fratello e a due suoi colleghi, ampliò l’attività dando vita alla Human Library Organization.
L’associazione mise a punto il “Metodo Human Library” che partí ufficialmente quell’anno e da allora si diffuse prima in Europa e poi nel mondo, arrivando anche in Sudafrica, Tunisia, Pakistan, India, Indonesia, Ecuador, Perù, Mongolia, Israele… L’organizzazione ha raggiunto oltre 80 Paesi.
In alcuni casi, ad esempio in Corea del Sud e in Tasmania, le biblioteche umane sono divenute anche permanenti, in molti altri, invece, si tratta di allestimenti temporanei in occasione di eventi.

Le biblioteche umane esistono in Italia?

Sì, per lo più vengono organizzate in modo itinerante all’interno di festival, convegni, ma anche in alcune scuole.

Si affrontano temi legati al razzismo, alle discriminazioni di tipo religioso, sociale e sessuale quali l’omofobia, la bifobia e la transfobia.

Nel 2015, grazie all’Associazione Culturale Pandora, a San Giovanni Valdarno (AR) nacque la Human Library Toscana, una delle poche in Italia ad aver ricevuto il riconoscimento da parte dell’organizzazione internazionale.

Il primo convegno italiano sulle Human Library è stato inaugurato il 6 Ottobre 2017 a Pistoia, nella Biblioteca San Giorgio. Il bibliotecario, Martino Baldi,  ha scritto anche un libro su come realizzare una Biblioteca Vivente.

Il termine “The Human Library” in alcuni articoli in italiano viene tradotto con “Librerie Umane”, ma questa è una forma scorretta e fuorviante. La “library” inglese è la “biblioteca” ed è il luogo in cui si custodiscono e prendono in prestito gratuitamente libri, la libreria invece, intesa come il negozio in cui i libri si acquistano, in inglese si chiama bookshop. Non è solo un errore di forma, ma di sostanza perché il messaggio implicito è fuorviante. In una Human Library – biblioteca umana le persone “si prestano” a condividere le proprie storie in uno scambio gratuito che arricchisce senza compravendite, più corretto concettualmente è semmai parlare di “biblioteche viventi”.

Un progetto dai numerosi effetti positivi

La differenza tra una biblioteca tradizionale e questa, sta nel fatto che non bisogna sfogliare le pagine di un libro preso in prestito e leggerlo per conoscerne la storia, qui si deve ASCOLTARE ciò che il “libro umano” racconta, la sua esperienza di vita vissuta. Non solo, il protagonista è realmente di fronte all’interlocutore che ha l’occasione di INSTAURARE UN DIALOGO che diventa un aiuto reciproco.

Un’idea di base semplice, eppure dal forte impatto e dal significato profondo.

Viviamo in società in cui siamo sempre un po’ di corsa è vero, ma non è una scusa sufficiente, è che troppo spesso restiamo concentrati su noi stessi, ascoltare davvero, comunicare… sono capacità che ci stanno sfuggendo un po’ di mano e con esse perdiamo di vista l’empatia, ma anche quanto l’esempio e le parole di altre persone possano arricchirci.

Quanto serve ad un bambino ascoltare le storie di vita dei propri genitori e nonni, com’era la quotidianità di un tempo, le loro emozioni? Molto, perché tutti quei racconti, tutte quelle risposte alle innocenti curiosità di un bambino, sono tasselli importanti per la sua crescita.
Il confronto è un IMPORTANTE fattore di crescita anche per noi adulti. Perché? Per molte ragioni.

COMBATTERE I PREGIUDIZI

È uno degli obiettivi dell’iniziativa di “The Human Library”.
Ogni persona ha un “titolo” in alcuni casi un’etichetta volutamente provocatoria: “Rifugiato”, “Omosessuale”, “Bipolare”, “Fallito”, “Donna islamica col velo“… ascoltando la loro storia ogni interlocutore ha l’occasione di capire quanto sia sbagliato giudicare un libro dalla sua copertina, quanto possa essere diversa la realtà dall’idea che ci si fa di essa, quante emozioni e quante reazioni diverse possano esistere ad un evento.

Un metodo concreto per rompere gli stereotipi e favorire la comprensione tra persone di diversa età, sesso, stile di vita e background culturale.

AVERE OCCASIONI PER INSTAURARE DIALOGHI COSTRUTTIVI

Questi incontri forniscono una possibilità rara per costruire un dialogo entrando in contatto con persone vere con cui difficilmente avremmo occasioni di confronto. Un metodo per rendere concreta la persona che si ha davanti, umana. Quell’uomo o quella donna non rappresentano una categoria sulla base di una generalizzazione, ma vengono riconosciuti nella loro unicità di persone con una propria esperienza ed una propria storia.

Non si tratta neppure soltanto di capire gli altri, attraverso di loro si ha l’occasione di conoscere meglio anche se stessi, magari di trovare quella forza o quelle risposte che non si riuscivano a vedere.

☆ STIMOLARE LA COESIONE SOCIALE

La biblioteca umana può essere uno strumento di coesione sociale, un rimedio alla distanza che sempre più separa, allontana le persone.

Trovo che The Human library sia un bellissimo progetto dedicato alla difesa dei diritti umani, molto ambizioso e che meriterebbe ancora più attenzione di quanta già ne abbia. Ecco perché ritengo giusto scriverne. È nato per generare un cambiamento culturale, favorire l’inclusione sociale, abbattere pregiudizi e stereotipi migliorando la comprensione della diversità e creando comunità più inclusive in cui vengano valorizzate le differenze culturali, religiose, sessuali, sociali ed etniche. Un tema che condivido, come ben sa chi già mi segue e legge questo mio blog.

Chi vive ai margini normalmente non ha la possibilità di esprimere il proprio punto di vista: questo movimento globale serve a dare voce agli inascoltati, per favorire la conoscenza, ma soprattutto la consapevolezza e con essa l’empatia, prevenendo così i conflitti.

È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio. 

scriveva Albert Einstein.

Stare seduti di fronte ad una persona reale che ti parla a cuore aperto del proprio vissuto non può che avvicinare le persone.

Forse è l’unica soluzione efficace per ➔ smuovere le emozioni, che ➔ cambiano le convinzioni, che ➔ cambiano le azioni.

Voi che ne pensate? Vi piacerebbe partecipare ad uno di questi incontri?


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Daiana Natalini
Travelblogger per passione, inguaribile sognatrice innamorata dei viaggi da sempre… Questo è il mio blog per avventurarci insieme tra le strade del mondo. Leggi qui se vuoi saperne di più.
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