
Un 25 aprile… a Venezia
L’anniversario della liberazione d’Italia dal nazifascismo
Una data per ricordare, non un giorno, ma un periodo importantissimo della storia italiana.
Per non dimenticare il senso ed anche il costo della nostra libertà.
Piero Calamandrei, riferendosi alla resistenza partigiana, disse: “Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini”.
Si combatteva rischiando la propria vita per la salvezza di un popolo, per la libertà.
Per noi generazioni più giovani i partigiani rappresentano il passato remoto di qualcun altro, una realtà distante, alcuni di noi hanno avuto la fortuna di sentirla raccontare da nonni o bisnonni, tutti l’abbiamo letta sui libri, ma fortunatamente mai vissuta sulla nostra pelle. La realtà della guerra è talmente forte e diversa da ogni altra che, secondo me, fare paragoni è inappropriato soprattutto da parte di chi non l’ha vissuta, eppure ne sento tanti in questo periodo.
Io sono una di quelle persone che hanno sempre troppe domande e poche risposte, dicono sia un bene…

Di una cosa però sono certa, oggi come allora, stiamo scrivendo una nuova pagina difficile e indelebile della storia, fatta di attese, di tanti desideri e poche certezze, ma questo tempo, apparentemente così dilatato, ci sta insegnando lentamente ad apprezzare la vita, i gesti semplici e la libertà che abbiamo dato per scontata per tutta un’esistenza. Ricordiamocelo quando tutto questo sarà finito, quando torneremo ad abbracciarci e… a viaggiare! Probabilmente ricominceremo da qui.
Oggi nei miei viaggi ideali attraverso il mondo ed il tempo, non posso non fermarmi proprio qui in Italia, in una delle città per me più belle e suggestive al mondo.
Il 25 aprile a VENEZIA

Ho scelto proprio “Lei” tra le tante possibilità perché oggi, 25 aprile, è anche San Marco quindi…
Auguri a tutti i Marco!
E doppia festa a Venezia che oggi festeggia il suo patrono, con una tradizione particolare: ogni uomo regala un bocciolo di rosa rossa alla sua donna. Lo sapevate?
Facciamo un tuffo con l’immaginazione nell’atmosfera ricca di suggestioni della Festa di San Marco. Una ricorrenza lagunare in cui convivono da secoli mito, tradizione e romanticismo, due storie leggendarie, un Santo Patrono e il dono rituale di un bocciolo di rosa rossa (il “bocolo”). Vediamo perché.
LA LEGGENDA DEL BOCCOLO (O BOCOLO)

Prima versione (drammatica)
C’era una volta a Venezia una bellissima fanciulla di nome Maria, figlia del Doge Orso I Partecipazio (in carica tra l’864 e l’881). Maria si innamorò di un giovane, Tancredi. Un amore grande e corrisposto, ma ostacolato dal Doge a causa delle umili origini di lui. Tancredi decise di partire per la guerra, nell’intento di acquisire gloria e fama in battaglia e tornare a Venezia in veste di eroe.
La notizia delle valorose imprese di Tancredi fece ben presto il giro del mondo conosciuto, finché un giorno, combattendo contro i Mori di Spagna sotto Carlo Magno, egli cadde mortalmente ferito su un roseto, tingendo del rosso del suo sangue un bocciolo di rosa che affidò all’amico Orlando perché lo portasse alla sua Maria come ultimo pegno d’amore. Il 25 aprile, il giorno dopo aver ricevuto da Orlando il dono di Tancredi, la giovane fu trovata morta nel suo letto con il bocciolo rosso sangue posato sul cuore. Da allora, il “boccolo” divenne per i veneziani simbolo di un amore che va oltre la morte.

Seconda versione (a lieto fine)
La storia che narra di un amore a prima vista tra due giovani appartenenti a due rami nemici della stessa famiglia, i cui orti furono per lungo tempo divisi da un roseto senza fiori, che ricominciò a fiorire proprio il 25 aprile, di fronte allo sbocciare del loro amore. Quel roseto, secondo la leggenda originato da rose provenienti dal luogo di sepoltura di San Marco Evangelista, era stato donato molti anni prima ad un marinaio della Giudecca di nome Basilio, antenato dei due giovani, come premio per la sua partecipazione al trafugamento delle spoglie del Santo.
L’innamorato staccò un bocciolo che donò alla fanciulla, grazie al loro amore tornò la pace tra le due famiglie. Ed è in ricordo di quell’amore a lieto fine che i veneziani offrono ancora oggi il bocciolo rosso alla propria amata.

Quest’anno Venezia resterà vuota, ma solitamente in questa data la città si veste a festa, tradizione vuole che, oltre ad assistere alla processione nella Basilica di San Marco (a cui partecipano le autorità religiose e civili della città), ogni uomo acquisti alle bancarelle in Piazza San Marco un bocciolo di rosa da regalare.
Il dono, oltre che per mogli e fidanzate, in tempi moderni è esteso anche a mamme e figlie, come simbolo di amore eterno.
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